In dieci anni -85,3 miliardi € di spesa per investimenti
Manca poco più di un mese alla presentazione della Legge di bilancio per il 2017 su cui si impernia la politica fiscale italiana ed entro due settimane la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (DEF) definirà il nuovo quadro macroeconomico e di finanza pubblica. Il dibattito sulle cifre e i contenuti della manovra di bilancio è stato fortemente anticipato: la Legge di stabilità approvata a dicembre dello scorso anno manteneva per il 2017 un aumento di Iva e imposte dirette per 15,1 miliardi di euro e da molti mesi, quindi, è ‘aperta la caccia’ alle risorse – minori spese o maggiore deficit – per disinnescare l’aumento della pressione fiscale. In queste settimane il confronto delle posizioni si sta facendo molto aspro sulle tendenze della spesa pubblica e sulla flessibilità di bilancio – che si concretizza in maggiore deficit – da richiedere alla Commissione europea.
Il quadro di finanza pubblica previsto dal DEF in primavera indica un deficit che scende dal 2,3% del PIL di quest’anno all’1,8% del 2017 e un debito pubblico che cala dal 132,4% al 130,9% del PIL; nel biennio l’indebitamento netto strutturale passa dal -1,2% al -1,1%, con una variazione strutturale negativa per il 2016 di 0,7 punti mentre la variazione tornerebbe positiva di 0,1 punti nel 2017. Alcune anticipazioni collocano il deficit al 2,3-2,4%, con un maggiore deficit che vale 0,5-0,6 punti di PIL.
Le politiche finalizzate a recuperare risorse sul lato della spesa pubblica – la c.d. spending review – devono agire sui 828.712 milioni di euro di uscite previste per il 2016, pari al 49,6% del PIL e in particolare aggredendo la spesa corrente al netto degli interessi, pari a 701.426 milioni di euro, il 42,0% del PIL. Le misure dovranno rafforzare il piano in corso di revisione della spesa pubblica: i provvedimenti già adottati nel 2014 e 2015 hanno fornito un contributo all’indebitamento netto per 25.030 milioni di euro.
La recente dinamica della spesa – mentre registra segnali di contenimento della spesa corrente primaria – evidenzia una profonda crisi degli investimenti pubblici che nel 2016 valgono solo il 2,3% del PIL e non prevedono un recupero nei prossimi anni. Nel decennio 2010-2019 gli investimenti pubblici valgono in media il 2,4% del PIL, mezzo punto in meno del 2,9% registrato nella media 2000-2009, cumulando in dieci anni minori investimenti pubblici per 85.387 milioni di euro. Per dare un parametro di riferimento il mancato investimento è superiore del 20,4% ai 70.937 milioni di costo previsto le 25 infrastrutture strategiche indicate dal Governo italiano nel DEF 2016.
Un caso di azione di spending review è rappresentato dai consumi elettrici della PA: nell’arco di dieci anni (2004-2014) il consumo totale di energia elettrica si riduce del 4,4%, con una riduzione del 5,3% dei consumi privati mentre salgono del 9,5% i consumi pubblici. In Italia il consumo pro capite per illuminazione pubblica è del 42,9% superiore alla media dei cinque maggiori Paesi dell’Ue e – a fronte del costo di energia elettrica per il servizio in esame di 1,1 miliardi di euro – l’allineamento alla media europea porterebbe un risparmio del 30% rispetto ai livelli attuali, equivalente a 330 milioni di euro; il solo spegnimento di luci non necessarie determinerebbe – secondo le stime di Carlo Cottarelli – risparmi immediati dell’ordine di 100-200 milioni l’anno. L’analisi sui consumi elettrici della PA nella rubrica “Imprese ed Energia” oggi su QE-Quotidiano Energia.
Dieci anni di spesa pubblica corrente primaria
(2007-2016 – % del PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef)