L’approvazione finale del cosiddetto Decretone – che contiene Quota 100 e Reddito di cittadinanza – dei giorni scorsi ha ufficializzato anche l’agevolazione per il riscatto della laurea ai fini della pensione: una terza via per far valere il periodo degli studi sui requisiti di anzianità, ma anche sulla misura dell’assegno previdenziale. Una versione agevolata che si aggiunge a quella ordinaria e a quella gratuita per gli inoccupati.

Il testo ha modificato la disciplina del riscatto dei corsi di laurea, e durante la conversione in legge è saltato il requisito che (come da prima versione uscita dal Senato) limitava la nuova facoltà agli under 45. Anche saltando il limite all’età, resta che sono possibili i riscatti solo di periodi da valutare con il sistema contributivo, quindi post-1996. Bisogna altresì precisare che il richiedente potrà comunque avere dei contributi anteriori al 1996.

Per chi presenta la domanda, a prescindere dall’età anagrafica, l’onere del riscatto è costituito dal versamento di un contributo pari, per ogni anno da riscattare, al livello minimo imponibile annuo (15.878 euro per il 2019), moltiplicato per l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche dell’assicurazione generale obbligatoria per i lavoratori dipendenti, vigenti alla data di presentazione della domanda. Visto che quest’ultima è al 33%, per ora si tratta di un onere da circa 5.200 euro per anno da riscattare.

Questo versamento potrà essere rateizzato: i richiedenti potranno spalmare il costo su dieci anni, con dodici pagamenti annuali. Inoltre, come accade per la forma ordinaria del riscatto, le somme versate sono soggette a deducibilità integrale dal reddito del lavoratore.

Articolo de La Repubblica:

https://www.repubblica.it/economia/2019/04/02/news/riscatto_della_laurea_gli_esempi_ecco_quanto_si_risparmia-222701737/?rss