Le nubi della crisi non sono ancora scomparse dall’orizzonte delle piccole imprese. E gli imprenditori devono ancora fare i conti con problemi di scarsa liquidità. Una situazione che ha spinto Confartigianato, le altre Organizzazioni imprenditoriali e l’ABI, l’Associazione delle banche italiane, a rinnovare interventi di sostegno alle aziende.
E così, il 31 marzo è stato firmato l’accordo per il credito 2015, un pacchetto di misure che conferma gli impegni assunti fin dal 2009 con le intese siglate dal sistema bancario e dagli imprenditori.
“Le condizioni di credito – spiega Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato – non sono ancora tornate normali. Continuiamo ad avere difficoltà di afflusso dei finanziamenti verso le piccole imprese. Da questa situazione scaturisce la necessità e la decisione di rinegoziare e riproporre fino al 31 dicembre 2017 l’attuale accordo Abi-imprese che sarebbe scaduto il 31 marzo”.
Tre le linee di intervento contenute nell’accordo.
La prima si chiama ‘Imprese in ripresa’: prevede la sospensione della quota capitale delle rate di mutui e leasing e l’allungamento dei piani di ammortamento dei mutui e delle scadenze del credito a breve termine. “Questo intervento – sottolinea Fumagalli – consentirà ancora, come è avvenuto in questi anni, di allungare i tempi di scadenza e quindi, per un certo periodo, di non restituire quota capitale, ma soltanto quota interessi. Questo perché si riconosce la straordinaria necessità di non bloccare le finanze di impresa che, oggi più che mai, hanno bisogno di essere impegnate sulla ripresa piuttosto che a saldare un passato difficile”.
La seconda iniziativa indicata nell’accordo si chiama ‘Imprese in sviluppo’: ha una dotazione complessiva di 10 miliardi destinata a finanziare i progetti imprenditoriali. Secondo il Segretario Generale di Confartigianato “questa misura riguarderà un numero molto ristretto di piccole imprese perché, molto probabilmente, le banche si indirizzeranno verso le prime classi di rating e, in genere, le classi di rating e le piccole imprese ‘litigano’, dato che i rating sono molto automatici e poco capiscono il reale merito di credito delle piccole imprese”.
Il terzo intervento è dedicato a sostenere lo smobilizzo dei crediti delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione. “La necessità di rinegoziare con le banche crediti per coprire i mancati pagamenti della Pa – rileva Fumagalli – la dice lunga sul fatto che lo stock arretrato di debiti della Pa verso le imprese non si è esaurito e che la normalità dei pagamenti in 30 giorni, stabilita da una legge in vigore ormai da due anni, non trova ancora applicazione”.