Nei primi nove mesi del 2013 sono stati erogati in Abruzzo, dalle banche, 624 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2012, e di questi ben 488 sono stati sottratti al sistema produttivo: si tratta, secondo la Banca d’Italia, del peggior risultato degli ultimi dieci anni, ed è davvero di scarsa consolazione il fatto che a livello nazionale sia andata peggio, visto che i dati generali (su tutti il Pil) fotografano la condizione della nostra regione di gran lungo al di sotto del resto d’Italia e delle stesse regioni del Mezzogiorno.
Quanto al Fondo Centrale di Garanzia, contrariamente a quel che dice il presidente dell’Abi, pensiamo che bene abbia fatto la Regione a introdurre – tra le prime in Italia – un limite di importo (100mila euro) per le pratiche da riassicurare, allo stesso Fondo, attraverso i confidi.
Curioso, poi, che il presidente regionale dell’Abi abruzzese ignori il fatto che diverse Regioni italiane (come la Toscana, ad esempio) inibiscano da sempre agli istituti di credito di accedere direttamente al Fondo, qual che sia l’importo assicurato, riservando questa facoltà ai soli confidi.
Non è vero, ancora, quel che sostiene Pilla, secondo cui la nuova procedura produrrebbe un aumento di costi che si ritorcerebbero sulle imprese.
E’vero invece che le spese pagate ai confidi, dalle stesse imprese, per la riassicurazione al Fondo Centrale di Garanzia, verrebbero riassorbite con i mancati costi che, per l’istruttoria bancaria delle pratiche, diversi istituti di credito si fanno pagare per questo genere di servizio.
Ci pare, in sostanza, che in un momento in cui la crisi economica colpisce duramente il sistema produttivo abruzzese, dal vertice delle banche – che dovrebbero essere parte attiva di un processo di rilancio del sistema, così come spesso sbandierato nei convegni – arrivi solo una generica “difesa d’ufficio” delle proprie rendite di posizione. Difesa che, certo, non aiuta il mondo delle imprese a guardare al futuro con maggiore ottimismo.