Consorzi fidi, si cambia. Ci sono voluti tre anni di dibattito in Parlamento e finalmente, il 5 luglio, Montecitorio ha licenziato il provvedimento con le linee guida per rinnovare il sistema dei confidi.
Ora la palla passa al Governo che dal Parlamento ha ricevuto la delega ad attuare la riforma entro i prossimi sei mesi. E dovrà farlo dando gambe ad una serie di obiettivi. Innanzitutto, rilanciare il sistema delle garanzie fidi rafforzando il patrimonio dei confidi e favorendo la raccolta di risorse pubbliche, private e del terzo settore.
I decreti di attuazione dovranno poi rendere più efficiente l’uso delle risorse pubbliche e migliorare la sinergia tra i confidi ed il Fondo di garanzia per le Pmi. La riforma prevede anche una massiccia opera di semplificazione burocratica e l’abbattimento dei costi. L’obiettivo è quello di alleggerire l’attività dei Confidi, razionalizzando gli adempimenti a loro carico ed eliminando le duplicazioni di attività già svolte dalle banche o da altri intermediari finanziari. E ancora, nell’attuazione della delega, il Governo dovrà escludere in maniera tassativa il ricorso a derivati e a strumenti finanziari complessi e assicurare una maggiore tutela del carattere accessorio della garanzia rilasciata dai confidi rispetto all’operazione di finanziamento principale.
Il riassetto approvato dal Parlamento è stato voluto e seguito passo passo da Confartigianato e da Fedart Fidi, la federazione costituita dalle Confederazioni artigiane che riunisce i consorzi e le cooperative di garanzia fidi dell’artigianato e delle piccole imprese.
Per il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, la riforma “deve rilanciare e innovare questi strumenti fondamentali per l’accesso al credito, in una fase ancora molto difficile per gli imprenditori. Basti dire che, dal 2011 al 2015, i finanziamenti all’artigianato si sono ridotti di 11 miliardi e che persiste un ampio divario, di quasi 3 punti percentuali, nel costo del denaro tra le micro e piccole imprese e quelle medio grandi”.
Preoccupazioni condivise dal Presidente di Fedart Fidi, Adelio Ferrari: “Alle imprese – sottolinea Ferrari – non arriva ancora la liquidità necessaria per agganciare la ripresa e aiutare l’Italia a uscire dall’impasse. Mancano 11 miliardi agli artigiani. Da questa nuova legge ci attendiamo una maggiore operatività soprattutto per i confidi maggiori, una maggiore solidità del sistema, una migliore definizione del concetto di garanzia che preveda anche strumenti innovativi quali il crowfounding per il finanziamento diffuso. In sostanza, da imprenditore ritengo che la riforma debba far arrivare maggiore liquidità alle nostre imprese che hanno sofferto e soffrono ancora questa crisi”.