Tasso di crescita 2015 al -2,7%, ultima regione in classifica
Perse 4mila attività in 5 anni
Confartigianato lancia appello a Regione
Mai così male l’artigianato in Abruzzo: la regione è maglia nera d’Italia per la nati-mortalità delle imprese nel 2015. A fronte di 32.070 attività complessivamente registrate, si contano 1.827 nuove iscrizioni e ben 2.727 cessazioni, con un saldo di -900 unità, pari ad un tasso di crescita del -2,7% (-1,4% in Italia; -2,4% nel Mezzogiorno); dato che colloca la regione all’ultimo posto della graduatoria nazionale, guidata dal Trentino Alto Adige, che pure registra una flessione (-0,2%).
E’ quanto emerge da un approfondimento di Confartigianato Abruzzo, che ha analizzato i dati contenuti in un’elaborazione del Centro studi della Confederazione nazionale.
Lo scorso anno la situazione è ulteriormente peggiorata rispetto al 2014, periodo in cui già si erano registrati dati estremamente negativi: -2,6%, tra i più bassi d’Italia.
Le cessazioni aumentano in particolare nel Pescarese e nel Teramano, territori che si classificano agli ultimi posti della graduatoria provinciale.
In particolare, in provincia di Teramo ci sono state 524 nuove iscrizioni a fronte di 771 cancellazioni, con un saldo di –247 imprese artigiane, pari al -2,9%, dato che colloca il Teramano al 101/mo posto della classifica.
In provincia di Pescara ci sono state 411 nuove iscrizioni e 619 cancellazioni: – 208 unità, -2,7%.
Seguono la provincia di Chieti (516 iscrizioni, 770 cancellazioni, -254, -2,7%) e quella dell’Aquila (376, 567, -191, -2,6%).
«La situazione – afferma il segretario regionale di Confartigianato, Daniele Giangiulli – non è mai stata così drammatica e di anno in anno precipita, a causa della difficile congiuntura. Basti pensare che, in Abruzzo, nel 2010, si contavano circa 36mila imprese artigiane, scese alle 32mila del 2015: in cinque anni abbiamo perso ben quattromila attività».
«Rivolgiamo allora un appello alla Regione – aggiunge – Il Masterplan parla di 1,3 miliardi di euro destinati all’Abruzzo, ma ci sembra che ci sia scarsa attenzione per le oltre 100mila micro e piccole imprese, che sono più del 98% delle imprese totali presenti in Abruzzo, rappresentando, di fatto, il motore dell’economia regionale.
A D’Alfonso – conclude Giangiulli – chiediamo di definire con chiarezza a quanto ammontano le risorse da destinare alla competitività del sistema produttivo abruzzese».