Ad arroventare il clima del mondo del trasporto su gomma, già infuocato dalla crisi e da mesi di mancate risposte da parte del Ministero dei Trasporti, si è aggiunta in questi giorni la decisione del Governo di tagliare di due terzi le risorse per la deduzione delle spese non documentate, risorse che crollano così da 186 a 60 milioni.
La notizia è stata comunicata con una nota dell’Agenzia delle Entrate a solo tre giorni dalla scadenza delle denunce dei redditi del 7 luglio.
Un fulmine a ciel sereno per oltre 60.000 imprese, che avevano stilato i bilanci del 2014 secondo le regole dell’anno precedente, senza mai immaginare che il Governo avrebbe cambiato da un giorno all’alto le carte in tavola, facendo carta straccia degli accordi siglati lo scorso 27 gennaio con Confartigianato Trasporti e le altre organizzazioni del comparto.
“La scelta del taglio delle deduzioni per le spese non documentate – sottolinea il presidente di Confartigianato Trasporti e Unatras, Amedeo Genedani – è stata assolutamente unilaterale. Informare la categoria ad appena due giorni lavorativi dalla scadenza delle denunce dei redditi è intollerabile. La ricaduta economica sulle piccole imprese è pesante: a seconda dell’utile di esercizio, gli imprenditori dovranno staccare, senza alcun preavviso, un assegno tra i 4.000 e i 12.000 euro”.
Ma l’autotrasporto non ci sta a farsi cancellare con un tratto di penna risorse decisive per la sopravvivenza di migliaia di piccole imprese. E sul punto ha deciso di dare battaglia superando le divisioni interne che fino a pochi giorni fa avevano impedito alle organizzazioni di rappresentanza, guidate da Confartigianato Trasporti, attualmente alla presidenza di Unatras, di presentarsi compatte al tavolo con il Governo.
“O si chiude la trattativa con il Governo – rimarca Genedani – , cioè si recuperano le spese non documentate, oppure tutte le associazioni aderenti a Unatras andranno automaticamente alla dichiarazione di fermo a settempre”
Il recupero delle risorse è solo uno dei punti che Unatras ha segnato in rosso sull’agenda governativa. Ma la lista è lunga, perché a più di tre mesi dall’insediamento del Ministro Graziano Del Rio al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ancora non è stato sciolto nessuno dei nodi che bloccano il settore, dal caos in cui versano le sedi provinciali della motorizzazione civile, talmente ingolfate che i tempi di attesa per la revisione, o per l’immatricolazione di un mezzo, possono arrivare a 12 mesi, al problema dei pagamenti, sempre più spesso legati a concordati, al problema del cabotaggio, vettori esteri che operano sulle nostre strade abusivamente facendo concorrenza sleale agli operatori regolari.