Ripresa economica ostacolata dalla pressione fiscale
Per oltre 100.000 Pmi Abruzzesi + 22,6% in 1 anno. Aumento tasse costringe 58% imprese a chiedere prestiti e dilazione pagamenti.
Taffo: “Italia il terzo Paese tra i 27 dell’Unione per pressione fiscale, dopo Danimarca e Svezia”
Natale amaro per le famiglie abruzzesi alle prese con moltissime vertenze occupazionali aperte, una pressione fiscale alle stelle e tasche alleggerite a causa del pagamento della seconda rata dell’imu che, con aliquote più elevate rispetto al passato e con coefficienti moltiplicatori molto elevati ha fatto sborsare a famiglie ed imprese il triplo rispetto alla vecchia Ici.
“Il nostro osservatorio – spiega Taffo – ha ‘misurato’ proprio il peso e gli effetti della pressione fiscale di quest’ultimo anno sulle imprese: un sondaggio su un campione di imprenditori, ha rilevato che per il 74% delle imprese, pari a 100.000 aziende abruzzesi, la pressione fiscale è cresciuta in media del 22,6% negli ultimi 12 mesi.
Il sondaggio – prosegue – mette in luce che l’Italia è il terzo Paese tra i 27 Paesi dell’Unione per pressione fiscale, dopo Danimarca e Svezia. E la tendenza non è al miglioramento. Per il 2013, il prelievo salirà al 45,3% con pesanti ripercussioni sulla crescita: il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare investimenti in azienda. Per il 26% delle imprese l’accresciuto peso del fisco ha causato ritardi nel pagamento di alcune imposte”.
Lo studio condotto ha messo in evidenza anche gli effetti negativi sull’occupazione: il 16% delle imprese ha rinunciato ad assumere personale e il 14% ha dovuto licenziare i dipendenti o ricorrere agli ammortizzatori sociali.
La rilevazione evidenzia, infine, che il contribuente, per fare il proprio dovere (circa il 58% degli intervistati, pari a 75.000 aziende), deve ricorrere a prestiti bancari o è costretto a chiedere al fisco dilazioni di pagamento. Molti imprenditori, secondo la rilevazione, non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità.
“Ad opprimere i piccoli imprenditori italiani non è solo la quantità di tasse, ma anche la complessità per pagarle – chiarisce il presidente di Confartigianato – che sottolinea come in quest’ultimo anno, per il 57% degli imprenditori sono aumentati anche gli adempimenti burocratici in campo fiscale. La pressione fiscale è insostenibile ed è diventata il maggior ostacolo alla ripresa della crescita economica”.